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Perché Google non può leggere le email degli utenti
Pubblicato da Sandro Iannaccone in Google • 28/09/2013

Il sistema di scansione automatica delle mail di Google vìola la legge. Lo ha dichiarato un giudice federale degli Stati Uniti. Ecco perché

Google sostiene di farlo per “aumentare la sicurezza degli utenti”, “evitare lo spam” e “fornire servizi meravigliosi, come la casella di posta prioritaria”.
Ma, in realtà, dietro il sistema di scansione automatico delle mail di Gmail c'è un'altra cosa – il denaro. I sofisticati algoritmi di Big G, in grado di scavare dentro i nostri messaggi ed estrarne una serie di parole chiave, servono infatti – e soprattutto – per mettere a punto la profilazione degli utenti e presentare loro delle inserzioni personalizzate. E fare un bel po' di soldi con la pubblicità. Ma ci sono delle grane in arrivo per Mountain View, come racconta Wired.com: il giudice federale statunitense Locy Koh ha infatti dichiarato che Google potrebbe aver violato il Wiretap Act, la legge sulle intercettazioni elettroniche.



Koh si è pronunciata in seguito a una class action intentata contro Google. Secondo la legge, i provider di posta elettronica sono autorizzati a intercettare i messaggi solo se tale operazione facilita la consegna del messaggio stesso o se avviene in modo incidentale rispetto al funzionamento generale del servizio. Per Google, invece, suggerisce il giudice, le intercettazioni sono esplicitamente mirate al business: “La legge non intende permettere ai provider di servizi di comunicazioni un margine di manovra illimitato riguardo alle intercettazioni”, ha detto il giudice, “di cui beneficia il modello di business dell'azienda stessa, come nel caso di Google”. Si tratta di un provvedimento che oltre a Gmail – il servizio email più diffuso al mondo, con oltre 450 milioni di utenti – potrebbe colpire anche Yahoo!, che compie più o meno la stessa operazione. Microsoft e il suo Outlook sarebbero invece immuni, almeno stando a quanto ha dichiarato l'azienda di Redmond, che sostiene di non aver mai scansionato le mail dei propri utenti.

Con questa sentenza abbiamo la certezza che le leggi federali e statali sulle intercettazioni si applicano anche a internet”, afferma orgogliosamente Jon Simpson, direttore di Consumer Watchdogs. “È una grande vittoria per la privacy online. Aziende come Google non possono fare ciò che vogliono con i nostri dati e le nostre mail”. Big G, dal canto suo, si dice “delusa” dalla decisione del giudice e ha già sguinzagliato i propri legali per richiederne l'annullamento. In particolare, Google si appella al fato che gli utenti, al momento di aprire una casella di posta Gmail, sottoscrivono un contratto in cui acconsentono esplicitamente alla scansione delle proprie mail.

Ma, anche se fosse vero – e Koh non è dello stesso parere, dal momento che sostiene che la clausola non sia spiegata adeguatamente all'interno del contratto – resterebbero comunque dei punti oscuri da chiarire. Che succede, per esempio, se un utente non-Gmail invia un messaggio a un utente Gmail? Google ha accesso al contenuto del messaggio anche se non ha stretto alcun contratto con il primo utente. Un punto delicato, su cui la difesa di Mountain View ha vacillato. Ed è su questo che insiste il giudice: “Google sostiene che anche utenti non-Gmail sanno che le loro email saranno intercettate, e quindi anch'essi implicitamente acconsentono ad essere intercettati. E pertanto entrambe le parti – indipendentemente dal fatto che siano utenti Gmail o meno – sono consapevoli che le loro mail verranno lette dai sistemi automatici di Google. Non possiamo concordare su questo, sia per quanto riguarda il consenso esplicito che per quello implicito”. Dunque, Google starebbe violando la legge. Ci si rivede in tribunale.

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