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Spiate John Lennon
Pubblicato da Francesca De Sanctis in Spionaggio • 28/11/2002

Dimmi la verità cantava John Lennon in un album del 1971, Imagine. Esattamente 31 anni fa, proprio quando l'Fbi cominciò a stare alle calcagna dell'ex componente dei Beatles, “un estremista da considerare pericoloso”. Ma era davvero così? Dimmi la verità oggi è anche il titolo di un libro scritto da John Wiener (Selene Edizioni, pp. 328, € 16,55) che racconta, appunto, tutta la verità sul dossier dell'Fbi su John Lennon. Oltre 100 documenti, dopo anni di segretezza, vengono pubblicati per la prima volta in Italia. [...] Ecco allora che tutte le domande rimaste per decenni senza risposta, finalmente, le trovano: perché Nixon era ossessionato da John Lennon? E perché ordinò all'Fbi di tenere sotto sorveglianza “l'ex componente del gruppo dei Beatles”?



Dopo 14 anni di procedimenti legali John Wiener, professore di storia della University of California, è riuscito ad ottenere dall'Fbi il rilascio del dossier, fornendo, dunque, una risposta a queste domande. John Wiener – autore tra l'altro di un precedente libro su John Lennon (Come togheter, John Lennon in his Time, New York, 1984) – ha lavorato per lunghissimi anni alla realizzazione di questo volume. Dopo la morte dell'ex beatles, assassinato l'8 dicembre 1980 da Mark Chapman, l'Fbi rese pubbliche solo alcune delle 281 pagine di documenti segreti su Lennon. Secondo l'Fbi la pubblicazione di quei documenti avrebbe messo in pericolo la sicurezza nazionale e compromesso alcuni informatori confidenziali. Ma cominciamo dall'inizio, dal 1971: l'Fbi comincia a controllare John Lennon. In quell'anno morivano in Vietnam centinaia di migliaia di persone, Nixon stava affrontando la campagna elettorale per essere rieletto presidente della repubblica e “il furbo Beatle” – scrive Wiener – viveva a New York e aderiva al movimento contro la guerra. L'amministrazione Nixon venne a sapere che lui e altri suoi amici radicali stavano organizzando un tour musicale in coincidenza della campagna elettorale del 1972, un tour che avrebbe messo insieme musica e istanze politiche radicali, durante il quale Lennon avrebbe esortato i giovani a registrarsi alle liste elettorali per votare contro la guerra e, quindi, contro Nixon”. Il quel periodo la musica rock era una forza politica reale, e attraverso questi documenti – originali e inediti – pubblicati dalla Selene Edizioni Wiener mostra prima di tutto – ma non solo e vedremo perché – uno spaccato dell'America degli anni Settanta. In quegli anni la cultura giovanile, forse per la prima volta nella storia americana, sfidava “lo status quo di Washington”. Ma il presidente Nixon, per far tacere quell'artista inglese che cantava Give Peace a Chance al suo primo concerto dal vivo negli Stati uniti (1966), mobilitava l'Fbi e l'Immigration and Naturalization Service (INS).

Secondo gli agenti dell'Fbi John Lennon era un “estremista da considerare pericoloso”. I controlli iniziarono subito dopo il suo trasferimento in America, ma nel '72 cominciò il pedinamento vero e proprio, subito dopo la notizia di “un finanziamento di 75 mila dollari fatto dall'ex Beatle a un' organizzazione che vuole disturbare lo svolgimento della Convenzione Repubblicana” di quell'anno.

Nel 1972 i Beatles si erano sciolti da appena due anni, Lennon cantava da solo, ma era famosissimo. Anzi, proprio di quell'anno era uno dei suoi dischi più belli, Some Time in New York City, un album politicamente molto schierato (nello stesso anno uscì anche Woman is the Nigger of the World). Il motivo preciso per cui finì sotto le lenti dell'Fbi per la prima volta, il 10 dicembre del 1971, era un concerto in favore della liberazione di John Sinclair, attivista politico, condannato a dieci anni per aver venduto due spinelli di marijuana a un agente in incognito. Per l'Fbi la partecipazione al raduno era la prova per un tour nazionale contro Nixon. Il resto del dossier documenta gli sforzi di Nixon per fermare il tour. I servizi segreti americani seguirono e archiviarono anche articoli di giornali considerati oggetto di indagine: un giornalista, per esempio, scrive che la canzone John Sinclair “probabilmente venderà un milione di copie”, anche se “manca dei soliti standard di Lennon”. Inoltre, si legge anche che “Yoko è sempre fuori tempo”. Ma cantare fuori tempo non è certo un reato federale...Nel dossier su Lennon è conservato anche un documento su un incontro all'Irish Repubblican Club di New York per organizzare una manifestazione contro l'esercito inglese che aveva sparato su una manifestazione per i diritti civili, nell'Irlanda del Nord, nel gennaio 1972 (quel giorno fu ricordato come “Bloody Sunday”). Lennon era solo presente all'incontro, come tanti altri. Ancora: tra i documenti pubblicati Joulie Maynard (una ex agente dell'Fbi, contattava i gruppi rock, che però volevano un'assicurazione) racconta la storia di “una ragazza chiamata Linda” che aveva un pappagallo che “non appena la conversazione si faceva più accesa interveniva dicendo “giusto”. La storia era un esempio di quanto l'Fbi, nel '72, abbia raccolto informazioni banali e abbia dedicato ingenti risorse per mantenerle segrete, anche attraverso il procedimento legale. Quella pagina, che comprendeva altri pettegolezzi sul movimento, ma nessun piano criminale, è stata trattenuta per 14 anni. Le indagini su Lennon proseguirono fino al 1972, quando gli agenti si convinsero finalmente dell' “inattività sul fronte rivoluzionario” del cantante inglese.

Il “Wategate del rock'n'roll”, come recita il sottotitolo del libro, non ci parla solo della forza politica del rock'n'roll in un preciso momento storico, ma pone degli interrogativi anche sul potere dello Stato e in particolare sul ruolo dell'Fbi, che in nome della sicurezza nazionale, ha pedinato una rock star considerata “scomoda”. Un flop per i servizi segreti americani, che ancora una volta hanno fallito nelle indagini, anche se in senso opposto rispetto all'11 settembre. Due eccessi nel modo di indagare sulla sicurezza del paese, ma in entrambi i casi è stato senza dubbio un fallimento. Wiener si chiede: “fino a che punto un governo come quello americano, che si dice democratico, può spingersi nell'esercizio del potere, calpestando le libertà altrui per garantire la sicurezza nazionale?”. Il libro ci aiuta a comprendere il controllo massiccio che le varie amministrazioni degli Stati uniti (Reagan, Bush e Clinton), attraverso differenti agenzie di spionaggio, esercitarono fin dai primi anni del Novecento nei confronti degli intellettuali. Tanto per citare qualche esempio, basta fare i nomi di Charlie Chaplin, Bertolt Brecht, Frank Sinatra, John Wayne e Marilyn Monroe. Il punto cruciale, scrive Wiener, è che “ovunque i governi amano la segretezza: tenendo l'opinione pubblica all'oscuro, sperano di evitare le critiche, ostacolare l'opposizione e mantenere il controllo sui cittadini e sui loro rappresentanti eletti. Documenti classificati e segreti ufficiali sono il cuore della moderna burocrazia di governo e permettono l'esercizio di un uso antidemocratico del potere all'insaputa dei cittadini.






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