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Fare la “spia” in ufficio diventa legge, ecco la norma che protegge chi denuncia colleghi e dirigenti
Pubblicato da Claudia Fusani in Spionaggio • 16/11/2017

Dopo tre anni approvata la legge sul wistleblowing, “il soffiatore di fischietti” che nei paesi anglosassoni denuncia irregolarità e abusi. Protezioni e segretezza per chi fa le segnalazioni. Una norma voluta da Pd e 5 Stelle. Contrario il centrodestra. E anche Davigo. Cantone (Anac): “Una norma di civiltà”.



Il NO del centrodestra
Si chiama whistleblowing, alla lettera il soffiatore di fischietti, e nei paesi anglosassoni è da anni un anticorpo utilissimo contro corruzione e ruberie varie. Ieri mattina la Camera dei Deputati, dopo tre anni di gestazione parlamentare, ha approvato la legge a grande maggioranza, 357 sì 46 no e 15 astenuti. Hanno votato a favore 5 Stelle e Pd (la legge è figlia di due parlamentari, Francesca Businarolo, m5s, e Donatella Ferranti, Pd, presidentedella Commissione Giustizia). Contraria Forza Italia (“norma barbara”). Fondamentale l’aiuto e la pressione di alcune ong anti corruzione come “Transparency international” e “Riparte il futuro” che in questi anni hanno costantemente tenuta alta l’attenzione su questo vuoto nella legislazione italiana. Era il 2012 quando, a fine legislatura, Paola Severino, l’allora ministro della Giustizia del tanto vituperato governo Monti introdusse per legge, tra le altre, la possibilità della delazione interna a fin di bene e di trasparenza. Si trattava di un primo passo di un percorso lungo e difficile in un paese dove il concetto di denuncia viene spesso, erroneamente, associato a quello negativo della delazione. Quella norma, allora, valeva solo per i dipendenti pubblici e necessitava di essere integrata, doveva soprattutto essere estesa al privato, come ha più volte in questi anni sollecitato il presidente dell’Anac. Ieri Raffaele Cantone ha parlato di “norma di civiltà”perchè “chi segnala illeciti di cui è venuto a conoscenza sul luogo di lavoro non può essere lasciato solo, esposto al rischio di minacce, ritorsioni e perfino di perdere il posto di lavoro come invece è tristemente successo in questi anni”. Il pregio principale della nuova legge, infatti, oltre ad essere estesa anche al settore privato, è che introduce garanzie certe per tutelare chi fa il proprio dovere.

Chi denuncia sarà protetto
Le legge introduce un percorso sicuro per chi all'interno di aziende, pubbliche e private, decide di segnalare condotte illecite. Prevede la “nullità degli atti ritorsivi subiti dal segnalante da parte del datore di lavoro”, multe salate per chi effettua discriminazioni o non inoltra le segnalazioni all'organo di competenza.

Il principio base della legge sancisce che “il dipendente che segnala al responsabile della prevenzione della corruzione dell'ente cui appartiene, all'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), all'autorità giudiziaria o alla Corte dei conti, condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza non possa essere mai - per motivi collegati alla segnalazione – essere soggetto a misure ritorsive, come sanzioni, licenziamenti o demansionamenti”.Eventuali misure discriminatore dovranno essere comunicate dall'interessato, o dai sindacati, all'Anac. La nuova disciplina si applicherà anche ai lavoratori e ai collaboratori delle imprese fornitrici di beni o servizi e che realizzano opere in favore dell’amministrazione pubblica.



Il soffiatore nel fischietto
Nel diritto anglosassone si chiamano whistleblower e sono i lavoratori che, durante l’attività lavorativa all’interno di un’azienda, rileva una possibile frode, un pericolo o un altro serio rischio che possa danneggiare clienti, colleghi, azionisti, il pubblico o la stessa reputazione dell’impresa, ente pubblico, fondazione e decide di segnalarla. Varie le tipologie delle possibili segnalazioni: pericoli sul luogo di lavoro, frodi all`interno, ai danni o ad opera dell’organizzazione, danni ambientali, false comunicazioni sociali, negligenze mediche, illecite operazioni finanziarie, minacce alla salute, casi di corruzione o concussione e molti altri ancora. Il silenzio e l’omertà nascono soprattutto dal timore di ritorsioni, dal vecchio adagio “fatti gli affari tuoi che è sempre meglio”.

Da oggi invece “è a carico del datore di lavoro pubblico dimostrare che le misure discriminatorie o ritorsive, adottate nei confronti del segnalante, sono motivate da ragioni estranee alla segnalazione stessa”. Gli atti “discriminatori o ritorsivi adottati dal datore di lavoro sono nulli”. E viene sancito il diritto di essere reintegrato nel posto di lavoro e risarcito per i danni economici o di carriera subiti.

Anonimato e segretezza
E’ stato uno dei punti più controversi: anonimato o segretezza? La denuncia non potrà mai essere anonima. L’identità di chi segnala rimarrà però “segreta”, non è soggetta alle richieste di acceso agli atti e sarà utilizzata solo quando necessario per il processo o per il procedimento disciplinare. Puniti, anche con il licenziamento, tutti i casi in cui la segnalazione e la denuncia sono stati uno strumento di calunnia o diffamazione, basati sul nulla e in cattiva fede.

Il ruolo dell’Anac
All'Anac viene affidato il compito di elaborare delle linee guida “relative alle procedure per la presentazione e la gestione delle segnalazioni”. Per garantire la riservatezza dell'identità del segnalante. Sempre l’Anac di Cantone potrà fare multe fino a 50 mila euro al datore di lavoro che ha discriminato il dipendente “fischiatore” o che non ha verificato la segnalazione.

Come funziona nel privato
Nelle aziende private i già previsti (dal 2001) MOC (Modelli di organizzazione e gestione) devono prevedere “uno o più canali, anche informatici, che consentano ai dipendenti di presentare segnalazioni circostanziate di condotte illecite fondate su elementi di fatto precisi e concordanti, o di violazioni del modello di organizzazione e gestione dell'ente, di cui siano venuti a conoscenza in ragione delle funzioni svolte”. I canali dovranno garantire “la riservatezza dell'identità del segnalante”, sanzioni per chi abusa della segnalazione e tutte le garanzie e tutele previste anche nel pubblico.

Cade il segreto d’ufficio
La norma su questo punto è esplicita. In caso di segnalazione o denuncia effettuata attraverso i canali previsti dalla legge “il perseguimento dell’interesse dell’integrità delle amministrazioni, pubbliche e private, nonché alla prevenzione e alla repressione delle malversazioni, costituisce giusta causa di rivelazione di notizie coperte dall’obbligo di segreto di ufficio, di segreto professionale, di segreti scientifici o industriali”.

No alle taglie
E’ il punto su cui i 5 Stelle si sono a lungo impuntati: prevedere una ricompensa per chi segnala irregolarità. Il Pd ha detto no perché, ha spiegato Walter Verini (Pd) “la monetizzazione e addirittura prevedere una taglia sarebbe stata un’istigazione alla delazione”. Ieri il blog di Grillo ha esultato mettendo il cappello su una legge che in realtà è stata fortemente voluta anche dal Pd e che purtroppo è rimasta a lungo prigioniera dei veti incrociati di un Parlamento senza maggioranza. Da segnalare che il ministro della Giustizia in pectore dei 5 Stelle, Piercamillo Davigo, boccia la legge perché “fatta così è inutile perché non prevede l’anonimato”. Per Donatella Ferranti il via libera definitivo al whistleblowing è invece “un ulteriore e significativo passo avanti nella lotta alla corruzione perché dare una efficace e concretatutela a chi segnala illeciti è uno strumento prezioso per rompere quel circuito omertoso che rende spesso difficile scoprire i fenomeni corruttivi”. Ferranti mette in fila quanto, nonostante i compromessi figli dei numeri della maggioranza, questa legislatura abbia fatto per combattere la corruzione: più poteri dell'Anac, il delitto di autoriciclaggio, il falso in bilancio e il voto di scambio, il codice antimafia, è stata riformata la prescrizione e sono stati accelerati i tempi del processo. Gli strumenti ora ci sono tutti. Contro la corruzione e l’evasione fiscale adesso serve la volontà dei cittadini.


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