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Rapporti USA-Russia: le sospette spie sembrano essere a corto di segreti
Pubblicato da Scott Shane e Benjamin Weiser in Spionaggio • 03/07/2010

Washington – Il sospetto giro di spie russe scoperto dall’FBI questa settimana aveva tutto ciò che serve per lo spionaggio di livello mondiale: un training eccellente, degli accessori di ultima generazione, profonda conoscenza della cultura americana e identità di copertura meticolosamente costruite. L’unica cosa mancante, in oltre un decennio di operazioni, erano i veri segreti da mandare a Mosca. Gli incarichi, descritti in istruzioni segrete intercettate dall’FBI, riguardavano notizie di politica quotidiane e conversazioni politiche che sarebbero potute essere molto più efficacemente raccolte sul web.
E, secondo quanto riferiscono i funzionari, nessuna delle undici persone incolpate nel caso, si sono viste accusare di spionaggio, poiché in tutti quegli anni non erano mai stati colti ad inviare informazioni a Mosca.

“Ma cosa pensavano di poter scoprire in questi giorni e in quest’epoca?” afferma Richard F. Stolz, ex capo delle operazioni di spionaggio della CIA e una volta responsabile delle attività a Mosca. “Lo sforzo è di molto superiore rispetto ai presunti benefici. Non riesco a capire cosa si aspettano”. Quando i veterani di guerra si scervellavano sulle ragioni dello straordinario sforzo della Russia per inviare agenti nella società americana, sia i funzionari russi che americani segnalavano che gli arresti non avrebbero intaccato le buone relazioni fra i due paesi.

Ad un incontro con l’ex presidente Bill Clinton di martedì scorso, Vladimir V. Putin, il primo ministro russo ed ex spia ha affermato: “la vostra polizia si è lasciata prendere la mano mettendo in prigione delle persone”. Tuttavia, ha minimizzato l’episodio: “Mi aspetto che i successi positivi che sono stati raggiunti nelle nostre relazioni intergovernative ultimamente non saranno danneggiati dagli ultimi accadimenti”.

L’addetto stampa della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha diffuso una nota analoga. “Non credo che ciò intaccherà le nostre relazioni con la Russia” ha affermato. “Abbiamo fatto grandi progressi nell’anno e mezzo trascorso lavorando su temi di interesse comune”. Alla domanda se la Casa Bianca ha trovato offensivo essere spiata dai suoi partner, ha detto che il caso era “importante”, ma si trattava di un problema di imposizione di legge.

Nel frattempo, sempre martedì, la polizia di Cipro ha arrestato l’uomo noto con il nome di Christopher R. Metsos, l’ultimo dei sospettati di spionaggio ad essere detenuto, e i funzionari americani hanno dichiarato di essersi mossi con gli arresti durante il fine settimana, perché una delle persone, sospettate di essere un agente russo, che si faceva chiamare Richard Murphy, stava pianificando di fuggire dagli Stati Uniti domenica notte, probabilmente per sempre.

Dopo anni di minuziosa sorveglianza, l’FBI non voleva lasciarsi sfuggire nessuno dei suoi bersagli e, secondo quanto riferito da un funzionario, non “si può prenderne uno senza prenderli tutti”. Domenica l’FBI ha arrestato 10 persone a Yonkers, Manhattan, New Jersey, Boston e in Virginia accusandoli di cospirare per agire come agenti non registrati al Ministero degli affari esteri. La maggior parte è stata accusata di riciclaggio di denaro.

I funzionari americani hanno riferito che credevano che la maggior parte delle spie accusate fossero nate in Russia e gli fosse stato fatto un training sofisticato prima di stabilirsi negli Stati Uniti, atteggiandosi a coppie sposate. Hanno stretto rapporti con diversi personaggi influenti inclusi “famosi finanzieri con base a New York” descritti come promotori per la raccolta di fondi con legami personali con il funzionario di gabinetto, a sua volta un ex funzionario della sicurezza nazionale di alto rango ed esperto di armi nucleari.

Tuttavia, gli era stato ordinato di non cercare lavori governativi perché il responsabile dello spionaggio russo a Mosca ha ritenuto che le loro coperture non avrebbero retto a serie indagini. Così gli è stato ordinato di consegnare a Mosca documenti in materia economica, di personaggi del governo americano e dei ministeri degli esteri e dell’interno.

Uno di questi, l’agente conosciuto come Cynthia Murphy, ha parlato con i suoi contatti di New York e ha riferito di “ prospettive per il mercato globale dell’oro” che il suo capo (il cui spelling nei messaggi in inglese risultava imperfetto) le ha detto che erano “molto utili” e li ha passati al Ministero Russo delle Finanze.

Prima di una visita a Mosca del presidente Obama dell’anno scorso, la signora Murphy e il suo apparente marito, il signor Murphy, sono stati addestrati a far sapere in anticipo le intenzioni americane dalla loro abitazione a Monclair, N.J. “Prova a descrivere le loro intenzioni e gli obiettivi più importanti che Obama si aspetta di raggiungere durante il summit di luglio e come il suo staff pensa di fare( argomenti, disposizioni, mezzi di persuasione per “adescare” la (Russia) nella cooperazione con gli interessi americani)”, ha chiesto il responsabile dello spionaggio a Mosca secondo i giornali che si sono occupati della vicenda.

In un’altra occasione, Mosca ha offerto vaghe istruzioni che sarebbero state rivolte ai giornalisti: “tentate di scegliere notizie appetitose sconosciute pubblicamente ma rivelatele in privato mediante fonti vicine al dipartimento di stato, al governo e ai maggiori think-thank.” Ma perché l’intelligence russa chiede tali informazioni da persone che si trovano in New Jersey piuttosto che, affermano esperti dell’ambasciata russa o specialisti, a Mosca o Washington?

“Questo è un Ave Maria” dichiara Milton A. Bearden, che ha lavorato per 30 anni nel Clandestine Service della CIA e dirigeva la divisione dell’est europeo quando è caduta l’Unione Sovietica. “Forse finisco vicino ad un ragazzo che è il vice direttore di staff di qualche commissione e facciamo un barbecue o insegno a suo figlio a giocare nella Little League”, sostiene Bearden. “Come si può perdere?”

Per il governo russo, afferma, sostenere le cosiddette operazioni illegali era probabilmente relativamente poco costoso, in particolare perché alcuni agenti sospetti si autofinanziavano, come mostrano i documenti della Corte. La signora Murphy ha dichiarato entrate annue di 135.000 dollari, secondo un suo documento scritto e giurato. Un’altra, Anna Chapman, possiede la sua agenzia immobiliare a Manhattan, la quale si stima valga circa 2 milioni di dollari secondo quanto asserito dal suo legale alla Corte.

La vera sfida di Mosca in una operazione di tale durata era quella di assicurarsi che i propri agenti rimanessero leali in mezzo ai confort della vita quotidiana cittadina americana. Dopo il collasso del comunismo, Bearden riferisce che alcuni agenti cechi “in sonno” negli Stati Uniti si sono rifiutati di tornare in patria dicendo che sentivano di essere diventati americani.

“Come è la loro vita, in particolare se va avanti per anni?” afferma Burton Gerber, un ex responsabile della divisione sovietica della CIA dei sospettati agenti russi. Per le coppie con figli, per esempio, potrebbero essere “spie molto colpevoli” afferma Gerber e tuttavia influenzate dall’Associazioni Insegnanti-Genitori e dagli sport del dopo-scuola. “Ad un certo punto, cominci a pensare a te stesso più come Americano che come Russo” dice. “ Senza sentire di tradire la Russia, vorrebbero solo condurre delle esistenze tranquille”.

*Articolo pubblicato sul New York Time il 29 giugno 2010. Traduzione di Michela Onofri


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