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Adrian Lamo
Pubblicato da Daniele Chiuri in Hackers & Crackers • 06/06/2010

Adrian Lamo nasce nel 1981 a Boston in Massachusetts dove trascorre i primi 10 anni della sua vita, prima di trasferirsi con la sua famiglia a Bogotà in Colombia per poi ritornare, due anni dopo, negli Stati Uniti, precisamente a San Francisco dove si diploma con un anno di anticipo.

La personalità di Lamo è molto interessante per cui facciamo un quadro psicologico di quello che, più avanti verrà chiamato l’hacker senza casa, a causa delle sue abitazioni che non sempre erano quelle che ci si aspetta da una persona brillante come Lamo. Se riusciamo a capire la psicologia di questo personaggio, forse, riusciremo a comprendere meglio le sue azioni.
Iniziamo col dire che Lamo, prima che scoppiasse tutta la vicenda giudiziaria di cui parleremo dopo, nel suo tempo libero lavorava per un’organizzazione no-profit di Sacramento, la Volontary Legal Services of Northern California, che dava assistenza legale gratuita ai poveri.
Oltre a ciò teniamo conto del fatto che tutte le sue “consulenze” (se così possiamo chiamarle), legali e non, venivano date in maniera totalmente gratuita. Di solito, quando scopriva un bug nella sicurezza di qualche server, avvertiva subito gli amministratori di sistema; dico di solito perché nei casi per cui è stato processato non aveva rivelato nulla, ma poi ha ammesso le sue colpe.

Da queste informazioni capiamo che la mentalità di Adrian era completamente in armonia con l’etica. L’hacker per eccellenza: il suo scopo non sono i soldi ma la conoscenza. Si ha notizie che Lamo andasse anche negli internet cafè e nelle biblioteche per ampliare la sua conoscenza delle reti e, anche questo, è in perfetta armonia con il profilo psicologico di un hacker.

Ma torniamo alla sua biografia. Lamo resta sconosciuto fino al 2001 quando inizia la sua carriera di hacker. In quell’anno lavora con il provider ExciteAtHome dopo averla avvertita che i suoi 3.000.000 di abbonati erano in pericolo a causa di una falla nella sicurezza. In quell’anno riesce anche a violare i server di: Yahoo, Microsoft, Worldcom, Blogger e altre società usando solamente il bowser come arma (non chiedetemi come ha fatto perché non lo so, probabilmente indovinava le password o c’erano dei buchi così grossi che erano facilmente individuabili). In quegli anni viene osannato nell’ambiente della sicurezza informatica. Come abbiamo visto Lamo rivela sempre i bug alle sue vittime che, fino ad allora avevano mostrato riconoscenza. Fino a quando nel 2002 viola il sistema del NY Times passando dall’account della ditta LexisNexis (una nota impresa che si occupa di publishing). A quanto pare, in partenza, c’erano dei proxy mal configurati che hanno permesso a Lamo (che come abbiamo detto sapeva configurare il suo browser alla perfezione) di entrare nella rete intranet del NYT, da lì ha craccato la password della ditta succitata e ha “navigato” tra i dati personali del personale del giornale. Per questo viene denunciato sia dalla LexisNexis che dalla Microsoft e, il 15 Agosto 2003, viene arrestato dall’FBI dopo qualche giorno di latitanza.
Analizziamo una dichiarazione che Lamo ha lasciato proprio in quel periodo, l’articolo di Punto Informatico da cui o preso questa dichiarazione è datato 10 Settembre 2003:

Da parte sua il giovane hacker ha dichiarato: “Il mio modo di vedere tutto questo potrà cambiare mano a mano che le cose si svilupperanno ma sono convinto che sia valsa la pena di fare quello che ho fatto. Sono pronto ad affrontare le conseguenze di ciascuna mia azione”.

Lamo, nel 2003, era convinto che tutto quello che aveva fatto era giusto, magari si giustificava dicendo che non aveva fatto male a nessuno, il problema è che i giudici la pensavano diversamente.
Nel 2004, infatti, Lamo viene condannato a 6 mesi di detenzione, 2 anni di libertà vigilata con alcune clausole che prevedevano praticamente un controllo totale sui suoi movimenti on-line e off-line e 65.000 dollari di multa. Queste fu la sua dichiarazione al momento della condanna

“I want to answer for what I have done and do better with my life.”
Voglio rispondere per ciò che ho fatto e fare di meglio nella mia vita.


A quanto pare la sua opinione era cambiata, o forse era solo una strategia da utilizzare per dimostrare il suo pentimento davanti ai giudici. Fatto sta che agli occhi di tutti l’hacker senza casa era pentito e non voleva ripetere gli stessi errori.

Se vi devo dire la verità, la mia opinione è che sia stata tutta una finta. Pensate che recentemente un medico ha diagnosticato ad Adrian Lamo sapete che cosa? Si, la sindrome di Asperger! Io non ne posso più. Gira e rigira vanno sempre a parare lì. Qui sotto vi posto i sintomi così vi fate un’idea:

– Ridotte capacità sociali, spesso associate alla solitudine durante l’infanzia.
– Irrequietezza, insonnia, incapacità di sostenere lo sguardo, mancata risposta ai segnali durante l’interazione sociale (come espressioni del viso o linguaggio del corpo)
– Capacità eccezionale di ricordare lunghe stringe di numeri
– Capacità di concentrarsi su un problema tecnico in modo intenso e per lungo tempo, nonostante una facile distrazione su altri problemi e l’incapacità di gestire diversi compiti contemporaneamente
– Profonda onestà e rispetto delle leggi

Ora, io non sono un medico ma analizziamo i sintomi in base a quello che sappiamo di Lamo. Il primo sintomo lo smontiamo se pensiamo che Adrian, una volta uscito di galera ha fatto un corso di giornalismo ed è andato anche in televisione, secondo voi ha ridotte capacità sociali? Sui prossimi tre non possiamo dire molto perché non abbiamo mai avuto a che fare con il diretto interessato. Ma sull’ultimo mi chiedo: uno che viola i sistemi delle più grandi aziende del mondo può definirsi onesto? A me sembra di no. Magari puoi dire che è etico, secondo gli hacker, ma di sicuro non è onesto.
Visto che già 2 sintomi su 5 li abbiamo smontati solo conoscendo la sua biografia vi sembra logico credere che abbia la sindrome di Asperger? A me no, ma potrei sbagliarmi.

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