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25/8/2010 (20:11) - I SEGRETI DELL'AGENZIA DI SPIONAGGIO PUBBLICATI SUL WEB DAL SITO DI ASSANGE

Wikileaks svela i documenti dell'intelligence sul terrorismo «Attenti a come ci muoviamo, l'unilateralismo è un rischio»

TORINO - Un documento di tre pagine sui rischi del terrorismo nato negli Stati Uniti, sulle divisioni all’interno dell’agenzia di spionaggio americana e alcune considerazioni sulle operazioni di extraordinary renditions, i blitz con cui vengono arrestati clandestinamente i presunti terroristi.
Wikileaks viola gli archivi della Cia e mette online un file di tre pagine in cui spuntano anche riferimenti al “caso Abu Omar”, l’imam egiziano prelevato a Milano da dieci agenti nel 2003. Un esempio citato nell’ambito di un’analisti sulla percezione che i Paesi europei hanno delle operazioni della Cia e sui pericoli a cui si espone l’intelligence muovendosi in modo troppo autonomo. «Se i governi stranieri cominciano a pensare che la nostra posizione sulla rendition è troppo unilaterale e favorisce gli Stati Uniti ma non gli altri paesi, gli sforzi per la detenzione dei sospetti terroristi rischiano di essere deteriorati. Nel 2005 infatti- si legge nel documento- l’Italia ha emesso un mandato di cattura per gli agenti Usa coinvolti nel rapimento di un religioso e il suo trasferimento in Egitto. Una proliferazione di casi del genere potrebbe rovinare non solo i rapporti bilaterali degli Stati Uniti con altri paesi ma anche danneggiare il nostro impegno globale nel contro-terrrorismo».


Julian Assange, fondatore di Wikileaks

Il file, annunciato dal sito di Julian Assange con un post su Twitter, è l’ennesimo capitolo della sfida tra il portale dei pirati e il governo americano, un duello iniziato a luglio con la fuga di notizie sulla guerra sporca in Afghanistan, la più clamorosa di una serie di operazioni che secondo il presidente degli Stati Uniti Obama «potrebbero mettere a rischio individui e operazioni» nei teatri mediorientali. Nel documento di quella che Assange definisce «la cellula rossa» della Cia spuntano le preoccupazioni di Washington sulla generazione di integralisti nata negli Usa, un fenomeno che potrebbe trasformare l’America agli occhi degli altri stati in un paese «esportatore di terrorismo». «Contrariamente a quanto si crede l’esportazione di terrorismo o di terroristi da parte dell’America non è un fenomeno recente, nè è stato associato solo con i radicali islamici o con individui di etnia mediorientale, africana o dell’Asia meridionale» scrivono gli agenti secondo cui «questa dinamica sfida la convinzione americana che la nostra società libera, democratica e multuculturale diminuisce il fascino del radicalismo e del terrorismo per i cittadini degli Stati Uniti».

Il rapporto degli analisti di Langley esamina quindi una serie di casi di terrorismo esportato dagli Usa: tra questi l’appoggio dato da ebrei Usa a entità giudicate nemiche di Israele e da americani di origine irlandese agli sforzi violenti per costringere la Gran Bretagna a abbandonare il controllo sull’Irlanda del Nord. I vertici dell’intelligence confermano la bontà del documento, «è tutto vero- dice un dirigente alla Nbc- ma non è certo uno scoop».


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