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Pedofilo.com non è più associato al Vaticano nelle ricerche su Google: risolto l’inconveniente, non del tutto chiare le cause
Pubblicato da Giulia Renna in Google • 21/07/2010

Scherzo, hackeraggio o trovata pubblicitaria? Qualunque sia la risposta, è certo che in molti devono essere rimasti sorpresi dal singolare risultato ottenuto cercando le parole “vatican” o “vaticano” su Google nello scorso fine settimana. Al primo posto nella lista dei link collegati alla Santa Sede compariva niente meno che pedofilo.com, sito ora inaccessibile e dai contenuti in realtà tutt’altro che scabrosi. Immediato l’intervento del motore di ricerca più famoso al mondo, mentre si rincorrevano le voci più svariate sulle possibili cause di questo errore imbarazzante.



A lanciare l’allarme è stato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, che dopo aver constatato l’anomalia ha informato i dirigenti di Google, ma senza sporgere alcuna denuncia nonostante la Santa Sede si sia sentita in qualche modo sotto attacco. D'altronde il gigante di Mountain View si è prontamente scusato, ed esaminando la questione gli esperti informatici hanno fatto sapere che il problema non riguarda soltanto google.it, e che le cause non sono necessariamente addebitabili ad attacchi da parte di hacker.

Eppure sembra proprio di trovarsi di fronte ad una trovata di qualche pirata informatico che, cavalcando l’onda dello scandalo pedofilia nella Chiesa cattolica, ha cercato di danneggiare l’immagine dell’istituzione religiosa. Un po’ come accadde qualche anno fa quando, durante i momenti più “bui” per George Bush, gli utenti che cercavano su Google “miserable failure” trovavano come primo risultato proprio un link sulla biografia del presidente americano.

Ad ogni modo il motore di ricerca ha subito messo a lavoro i suoi esperti e nel giro di 24 ore la situazione è tornata alla normalità; l’ipotesi che tiene ora banco è che a far figurare pedofilo.com in cima alla lista dei risultati sia stato il Googlebombing. Si tratta di uno stratagemma per alterare l’algoritmo del motore di ricerca, quel meccanismo che stabilisce la rilevanza dei risultati che compaiono all’utente. In pratica un sito balza in cima alla lista in base a quanti rimandi ha in altre pagine web; maggiore è il numero dei link che compaiono sulla rete riferiti ad un particolare dominio e maggiore sarà la rilevanza di quest’ultimo, il tutto viene ordinato attraverso l’algoritmo del motore di ricerca. Questo sistema, già oggetto di critiche, è stato sempre definito affidabile e inattaccabile dai dirigenti di Mountain View che lo avevano perfino migliorato, dichiarando nel 2007 che il Googlebombing era ormai impossibile. Ciò fa quindi pensare all’invenzione di nuove tecniche per attaccare il motore di ricerca.

Qualcuno deve essere riuscito ad inserirsi nei sistemi di Google e, sfruttando le potenzialità dell’algoritmo, lo avrebbe utilizzato non tanto per danneggiare la Chiesa, quanto per fare pubblicità al sito pedofilo.com. Potrebbe essere stato lo stesso webmaster del presunto sito pedofilo a giocare il tiro all’azienda informatica, un tiro però in parte non riuscito. I curiosi che hanno cliccato su pedofilo.com, infatti, pare che si siano trovati di fronte, fortunatamente, ad una pagina bianca e niente altro; insomma tanto rumore per nulla.

Il dominio risulta intestato ad un messicano, non necessariamente responsabile delle manomissioni dell’algoritmo, titolare dell’azienda informatica Guionbajo con sede a Monterrey nel Nuovo Leon. Approfondendo ulteriormente si scopre che si tratta addirittura di un sito di informazione religiosa, la cui intestazione è volutamente provocatoria, forse proprio per attirare l’attenzione sulla pagina web.

Nessun portale con contenuti realmente pedofili è stato dunque associato al Vaticano, sebbene coloro che non simpatizzano per la Chiesa possano continuare a sorridere e ad avanzare teorie, dato che le certezze sull’accaduto, tranne che per l’imbarazzo della Santa Sede e le falle nel sistema di sicurezza di Google, pare proprio che non siano molte.


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