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"Sexting e grooming vero allarme per i nostri figli: vi spiego come difenderli dai pericoli del web"
Pubblicato da Antonella Loi in Facebook • 23/03/2017

Le cronache dei giornali, ma anche la frequentazione dei social network, ci hanno abituato alle storie di adolescenti protagonisti di atti di bullismo o caduti nella rete della gogna mediatica per una foto o un video sfuggito al loro controllo. Casi purtroppo frequenti che possono degenerare, fino a causare disturbi psicologigici e comportamentali e, nei casi più estremi, portare al suicidio. Cronache dettagliate, opinioni, pareri di esperti provano di volta in volta a spalancare una finestra su un mondo, quello degli adolescenti digitalizzati, in buona parte ancora misterioso. E proprio per questo "pericoloso". Immagini di soprusi verbali e fisici tra ragazzini, ma anche foto osé, quando non esplicitamente sessuali, condivise su social e chat: post che spesso sfuggono di mano per cadere nel vortice delle condivisioni compulsive fino a raggiungere migliaia - a volte milioni - di "like" e "share", nel diabolico effetto moltiplicatore che stiamo imparando a conoscere e temere.



"In Italia la vera emergenza riguarda il 'sexting', lo scambio di foto pedo pornografiche molto in voga tra gli adolescenti", afferma Luca Pisano, psicoterapeuta e direttore dell'IFOS, un osservatorio sul cybercrimine che si occupa anche di formazione. Ragazzine e ragazzini che si fotografano o si riprendono in pose sexy o mentre compiono atti sessuali per condividerle con amici e compagni di scuola. "Parliamo della gogna mediatica che ne può derivare - spiega l'esperto -, di tutti quei casi in cui un post o un video diventa virale perché le persone condividono senza pensare agli effetti che si possono causare nella vittima". Il fenomeno è da allarme sociale: un ragazzo su tre tra i 10 e i 15 anni riceve o invia immagini a sfondo sessuale. I dati sono confermati dall'Istat, dalla giustizia minorile e da Telefono Azzurro,

L'emergenza sono il sexting e il grooming
"Mentre il bullismo e il cyberbullismo sono attività circoscritte e limitate - spiega parlando con Tiscali.it - il sexting e il 'grooming', l'altro pericoloso fenomeno dell'adescamento on line di minori, del quale sappiamo poco perché è per buona parte sotterraneo, sono piuttosto diffusi tanto da costituire un vero e proprio allarme sociale". I numeri sono enormi e facilitati dalla diffusione capillare di telefonini e smartphone tra i ragazzini che, connessi 24 ore su 24 su siti web e social network, sfuggono completamente al controllo dei genitori.

"I genitori educhino i figli all’uso corretto dei social e li controllino - ammonisce Pisano -. Non è più pensabile che un padre o una madre non sappiano quanti contatti ha il figlio di 11 anni nella rubrica del cellulare, a quanti gruppi di What’s App è iscritto e quante persone ne facciano parte o, ancora, quali applicazioni vengano utilizzate dal figlio". Social e chat si trasformano così in luoghi di azione indisturbata, senza nessuna supervisione dove diventa facile cadere nella rete delle abitudini pericolose o dei predatori.



Il misterioso mondo dei social
"Facebook, Instagram, Ask, Snepchat sono solo alcuni dei luoghi virtuali frequentati dai ragazzini che i genitori non conoscono e non sanno come controllare", aggiunge Pisano. "Non è accettabile che in una fascia di 11-14 anni, in cui il sexting è particolarmente diffuso, i figli pretendano una privacy totale rispetto ai genitori mentre i contenuti sono accessibili dal resto del mondo. Il genitore - insiste - deve invece chiarire con il figlio un punto fondamentale: il cellulare non è suo, i social non sono suoi, quindi l’impiego e l’uso sono subordinati al controllo dell'aduto".

Concetto non semplice da introiettare in una società che accetta l'uso autonomo di smartphone e tablet già a 8 anni. "Non si lede nessuna privacy - assicura lo psicoterapeuta - perché incombe sul genitore l'obbligo di controllo, ai sensi dell’articolo 2047 e 2048 del codice civile. La sua assenza costituisce di fatto negligenza nella condotta genitoriale". E poi c'è il paradosso che la privacy pretesa è solo nei confronti dei genitori, mentre è "inesistente" rispetto al resto del mondo.

Diventare genitori digitali
E allora, qual è la soluzione? Appropriarsi dei social network e armeggiare con le App con la stessa disinvoltura dei figli, è la risposta. Trattasi di impresa piuttosto ardua. E' per questo che l'Ifor, in collaborazione con altre associazioni e con il Dipartimento di giustizia minorile porta avanti il progetto dei "genitori digitali". "E' un network di padri e madri con il compito di monitorare ciò che accade on line. Quindi ogni volta che questi, insieme alle sentinelle digitali, cioè gli studenti, si rendono conto che ci sono dei post, commenti, video, che possono essere in qualche modo a rischio, allora ce li segnalano". A quel punto entra in azione l'osservatorio cybercrime che "interviene collaborando anche con la polizia postale per portare avanti i necessari interventi di prevenzione e di contrasto".


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