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Un legale rivela i contatti in corso fra i servizi di Usa e Russia. "Offerto" l'esperto nucleare Sutyagin, arrestato 11 anni fa con l'accusa di tradimento a favore di Washington. Un'operazione che ricorda la Guerra fredda

NEW YORK - Purtroppo non si potrà più fare a Checkpoint Charlie, l'ex frontiera tra Berlino Ovest e Berlino Est cara a John Le Carré, e ormai scomparsa. Ma per il resto ci sono tutti gli ingredienti di un "remake" della Guerra fredda vent'anni dopo. L'ultimo colpo di scena nella vicenda delle spie russe arrestate il mese scorso in America, è l'ipotesi di uno scambio di prigionieri. Proprio come ai tempi della massima tensione tra l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti, i due governi stanno preparandosi a un clamoroso baratto. La notizia è trapelata ieri da Mosca, le fonti sono la madre e l'avvocatessa di un noto scienziato russo, Igor Sutyagin. Arrestato nel 1999, Sutyagin venne accusato di avere trafugato i piani segreti di sottomarini nucleari e di sistemi di difesa antimissilistica, passandoli a una società inglese che a sua volta fungeva da paravento della Cia. Sutyagin, che si è sempre proclamato innocente, nel 2005 venne condannato, a 15 anni di carcere. La madre dello scienziato, Svetlana Sutyagina, ha rivelato che il figlio è stato improvvisamente prelevato dalla colonia penale in cui stava scontando la condanna, e trasferito in un ufficio di Mosca. Lì il detenuto avrebbe assistito a un incontro tra ufficiali dei servizi russi e degli esponenti del governo americano. Nel corso dell'incontro, "gli americani sono rimasti in silenzio mentre i russi spiegavano i termini dello scambio", secondo la madre.


Igor Sutyagin

Né le autorità russe né quelle americane ieri hanno confermato la trattativa sullo scambio, ma la versione della madre viene corroborata da Anna Stavitskaya, celebre avvocatessa impegnata nella difesa dei diritti umani. La Stavistkaya assiste Sutyagin perché il suo processo fu molto controverso. La madre e la legale di Sutyagin sostengono che lo scienziato riceverà un perdono, sarà trasferito a Vienna, consegnato al governo inglese, in una "triangolazione" che includerà la liberazione da parte di Washington di una o più spie russe finite nella retata del mese scorso.

Questo nuovo colpo di scena restituisce una patina di serietà alla vicenda delle "spie della porta accanto". Dal loro arresto a oggi, gli undici che l'Fbi accusa di spionaggio per Mosca hanno occupato i tabloid per le rivelazioni boccaccesche sulla loro sfrenata vita sessuale (Anna Chapman e il compagno) o per il dilettantismo delle loro tecniche di lavoro. La storia delle spie era diventata materiale satirico da talk-show. Adesso che il governo russo sembra disposto al baratto, gli undici arrestati in America vengono visti sotto una luce diversa. Il Dipartimento di Giustizia americano però non è riuscito a incastrarli fino in fondo, malgrado che uno degli arrestati stia collaborando con gli inquirenti. Ieri i procuratori federali di Manhattan hanno reso noti i capi d'accusa per l'incriminazione: si tratta di reati non esplicitamente riconducibili allo spionaggio. Nove sono incriminati per associazione a delinquere nell'ambito del riciclaggio di denaro sporco (reato passibile di una pena fino a 20 anni di carcere, oltre al sequestro di ogni patrimonio). Tutti gli undici sono incriminati per "avere omesso di registrarsi come agenti di un governo straniero", un reato la cui pena massima non supera in cinque anni.


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