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Usa-Russia, scambio di spie in diretta tv
Pubblicato da Luigi Offeddu in Spionaggio • 10/07/2010

I dieci «agenti della porta accanto» tornano a Mosca al posto di 4 informatori della CIA

VIENNA—Alle due del pomeriggio, sotto un sole da tropico, la vita reale sconfigge Ian Fleming, e John Le Carré, e Graham Green. Tutti e tre insieme. Neppure loro, infatti, neppure i più grandi scrittori di spionaggio, avrebbero forse immaginato ciò che accade ora su una pista dell'aeroporto Schwechat di Vienna, nell' anno 2010, a vent'anni e passa dal crollo del muro di Berlino. «Il più grande scambio di spie dai tempi della guerra fredda», così dicono i telegiornali: 10 spie russe che hanno ammesso la loro colpa davanti ai giudici americani tornano a casa loro, a Mosca, e 4 russi già condannati per spionaggio a favore degli Usa vengono scarcerati e spediti in Occidente, dopo aver ricevuto la grazia dal presidente Dmitri Medvedev.

La vittoria del realismo politico, del rapporto pragmatico fra Barack Obama e il Cremlino: questo sarebbe appunto il grande scambio degli spioni. Ma nei fatti, alle due del pomeriggio viennese, è un piccolo e silenzioso balletto. Eccolo. Ragazzoni in tuta hanno appena affiancato due scalette semi-coperte a due aerei che stanno parcheggiati l'uno vicinissimo all'altro. Una delle scalette, in particolare, è sormontata da una specie di pesante mezzaluna, un'ala nera di pipistrello. Non è però un riparo contro il caldo: sta lì per nascondere 4 persone che scendono dallo Yak-42 appena arrivato da Mosca, con la sigla del ministero russo della protezione civile e una sorta di girasole sulla fiancata; lì accanto, ugualmente seminascoste, altre 10 persone scendono dal Boeing 767-200 della Vision Airlines appena arrivato dall' aeroporto La Guardia di New York. Compare per un attimo fra gli aerei un furgone senza finestrini, da lontano è difficile capire. Ma alla fine, si saprà che i due gruppi si sono scambiati i posti: i 10 russi giunti dall'America ripartiranno per Mosca, e i 4 loro connazionali giunti da Mosca ripartiranno per la Gran Bretagna (due di essi sbarcheranno in una base della Raf nell’Oxfordshire) e per New York. Fra i primi, c'è una figura già celebre: Anna Chapman, la bella ragazza che campeggia sulle prime pagine dei tabloid anche qui in Austria (titoli goliardici: «La bomba russa del sesso scambiata con lo scienziato atomico »). E anche fra i secondi, che da anni erano rinchiusi in una prigione vicino al Circolo polare artico e in altre prigioni a Mosca, vi è un nome noto: Igor Sutyagin, lo scienziato nucleare accusato di aver passato all'Occidente i disegni dei sottomarini atomici.

Le vite di costoro, mentre si svolge la danza dello scambio, si incrociano per pochi momenti su questa pista, fra i voli delle vacanze che arrivano o partono per Malta, Heraklion, Olbia, Antalya. Isolati nel loro angolo, i due aerei delle spie sono invece come prigionieri di una bolla fuori dal tempo, lontani da tutto e tutti. Finché l'aereo russo decolla verso l'Est, e l'altro verso Ovest. Il balletto si è compiuto in un'ora e mezzo. Lasciando però nell'ombra molti dettagli, davvero alla Le Carré. E' un po' un mistero, per esempio, la Vision Airlines, la compagnia di charter usata per portare fin qui le spie russe: ha sede a Las Vegas, da anni vola a Kabul e Bagdad, porta spesso «diplomatici, funzionari del governo, addetti civili », e una volta è stata citata in giudizio da certi dipendenti per via delle paghe non commisurate al rischio; ma offre anche voli nel Grand Canyon e lungo il Colorado, ai turisti avventurosi (ieri il suo sito Internet non era accessibile).

Restano ignoti, di tutta questa storia, soprattutto gli stati d'animo degli esseri umani che ne sono stati protagonisti. Vicky Pelaez, per esempio, peruviana di 55 anni arruolata dal Cremlino, che cosa avrà pensato stasera mentre l'aereo la portava a Mosca? Pare che i russi le abbiano offerto duemila euro al mese, la casa gratis, e la «nanya», una baby sitter per i bambini. E la promessa di potersene andare a Lima, quando lo vorrà. E Anna Chapman? A Londra e a New York ha conosciuto tutti gli agi dell'Occidente, chissà mai se un giorno li rimpiangerà, nella ritrovata «Casa Russia ». Tanto più visto che sia lei che i suoi colleghi prima di partire si sono impegnati a non vendere i diritti delle loro storie, almeno negli Usa. Un distinto signore di nome Kim Philby, che molti anni fa la precedette su quella stessa strada (Londra-Mosca sola andata) di simili rimpianti non parlò mai: ma stando alle sue biografie, un po' lo aiutò il whisky, e molto la fede nel comunismo, che non prevedeva comodi voli con la Vision Airlines.


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