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Il kamikaze dell'aereo Usa era un infiltrato della CIA
Pubblicato da Desk in Spionaggio • 09/05/2012

Clamorosa spy story: l'agente segreto si è infiltrato in una cellula di al Qaeda e si è fatto affidare la missione con l'esplosivo. Molte le informazioni utili fornite.

Una grande operazione di spionaggio terroristico degna di un film di Hollywood: il kamikaze che con una bomba nascosta nella biancheria intima che si preparava a far saltare in aria un aereo di linea diretto negli Stati Uniti per «vendicare Osama bin Laden» non era un terrorista di al Qaida, ma uno 007 al servizio della Cia e dei servizi sauditi e yemeniti. A rivelarlo fonti americane e straniere, secondo cui l'agente, di cui non è stata rivelata la nazionalità, è rimasto per settimane nel cuore del più pericoloso ramo di al Qaida, quello della Penisola arabica, e ha ottenuto la fiducia necessaria per farsi affidare un sofisticato ordigno esplosivo che, senza parti in metallo, sarebbe potuto passare attraverso i metal detector di molti aeroporti. Una volta entrato il possesso dell'ordigno, l'infiltrato è riuscito a lasciare in segreto lo Yemen e a consegnarlo all'Fbi, che ora lo sta esaminando con la massima cura nella sua base di Quantico.



L'ordigno consegnato è una bomba del tutto simile, anche se più sofisticata, a quella che il 25 dicembre 2009 il nigeriano Farouk Abdulmutallab, addestrato nello Yemen, tentò di far esplodere su un aereo diretto a Detroit, con 290 persone a bordo. Abdulmutallab aveva l'ordigno nascosto nelle mutande e sal sull'aereo senza essere individuato, ma l'attentato fallì a causa di un difetto dell'innesco. Era una bomba che aveva la firma di Ibrahim al Asiri, uno dei terroristi più ricercati dalla Cia, probabilmente l'obiettivo primario dell'operazione condotta in questi giorni, a cui però apparentemente l'agente infiltrato non è mai riuscito ad avvicinarsi. Al Asiri, oltre ad aver ideato l'attentato di Natale del 2009, è stato anche l'artefice dell'attentato suicida condotto da suo fratello Abdullah, che con un ordigno nascosto nell'ano riuscì ad arrivare davanti al capo dell'antiterrorismo saudita, che però nell'esplosione rimase solo ferito.

L'agente segreto infiltrato è riuscito anche a individuare un altro esponente di al Qaida nella "top list" statunitense: Fahd Quso, che ha sulla sua testa una taglia da cinque milioni di dollari, considerato dall'Fbi responsabile tra l'altro dell'attacco compiuto da al Qiada contro il cacciatorpediniere Uss Cole nell'ottobre 2000 nel porto yemenita di Aden, in cui rimasero uccisi 17 marinai Usa. La settimana scorsa, Quso è stato ucciso in una remota regione dello Yemen, con un razzo lanciato da un drone della Cia.

Dopo la diffusione della notizia sullo sventato attentato, le fonti ufficiali americane avevano mantenuto un insolito riserbo sui particolari dell'operazione. Ad esempio non avevano fatto sapere nulla su che fine avesse fatto il presunto mancato attentatore suicida. Ora si spiega il perché. "Non rappresenta più un pericolo", si è limitato a dire Peter King, presidente della commissione parlamentare sui servizi segreti. King ha però anche detto che l'operazione condotta in questi giorni rappresenta un'importante «vittoria», e allo stesso tempo dimostra «che questa guerra non finirà in Afghanistan» e che «al Qaida, come una metastasi, continua a trasformarsi e continua a cercare nuovi modi per colpirci».

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