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LONDRA - Biglietto di sola andata per Stoccolma per Julian Assange.

La Corte Suprema britannica ieri ha respinto l'appello del fondatore di Wikileaks contro l'estradizione in Svezia, dove lo attende un processo per stupro e molestie sessuali. «Non era questo l'esito sperato», ha subito commentato via Twitter Assange, che non era presente in aula.



Assange era stato arrestato a Londra nel dicembre 2010 su richiesta delle autorità svedesi in seguito alle accuse di due donne, ex collaboratrici del sito diventato celebre per avere pubblicato centinaia di migliaia di documenti di Stato segreti e informazioni riservate. Dopo un breve periodo in isolamento in carcere era stato liberato su cauzione rimanendo di fatto agli arresti domiciliari in Inghilterra, con l'obbligo di indossare un braccialetto elettronico e di presentarsi tutti i giorni alla stazione di polizia.

Il fondatore di Wikileaks ha ammesso solo di avere avuto rapporti sessuali consensuali con le due donne ma ha sempre respinto le accuse di violenza carnale e ha denunciato la «persecuzione politica» delle autorità svedesi mirata a mettere fuori gioco un personaggio scomodo.
I legali di Assange combattono da diciotto mesi contro la richiesta di estradizione di Stoccolma e hanno fatto appello due volte, ma la decisione della Corte Suprema mette ora fine alle speranze dell'australiano di restare in Gran Bretagna. Secondo la difesa il mandato di arresto europeo era «invalido e inapplicabile» perchè richiesto dal pubblico ministero svedese e non da un giudice come prevedono i trattati internazionali, ma Lord Nicholas Phillips, il presidente della Corte Suprema, ha dichiarato ieri che cinque giudici su sette hanno ritenuto valida e corretta la richiesta di estradizione.
Riconoscendo la complessità del caso la Corte Suprema, per la prima volta nella sua storia, ha comunque dato due settimane di tempo agli avvocati di Assange per presentare ricorso prima che l'ordine di estradizione venga eseguito. Se anche questo appello in extremis dovesse fallire, l'unica via ancora percorribile per l'esperto di computer australiano sarebbe un ricorso alla Corte europea dei diritti umani.
Assange ha dichiarato più volte di essere convinto di non poter avere un processo equo e imparziale in Svezia e di temere inoltre che le autorità svedesi lo consegnino al Governo degli Stati Uniti. Assange è persona non grata negli Usa, dove è accusato di spionaggio e di avere messo a repentaglio la sicurezza nazionale con la pubblicazione su Wikileaks di documenti diplomatici e militari segreti.

Una testimonianza di Assange potrebbe inoltre essere richiesta al processo di Bradley Manning, che inizierà in settembre. Manning, un soldato Usa che aveva collaborato volontariamente a Wikileaks passando al sito le informazioni riservate, è in carcere dal 2010 e rischia la corte marziale per spionaggio e alto tradimento. Ieri sugli striscioni issati dai sostenitori di Wikileaks fuori dalla Corte Suprema a Londra c'era scritto «liberate Assange, liberate Manning».

Nicol Degli Innocenti - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/AdgZa